Approfondimento: I Gruppi d'Acquisto Solidale: cosa sono
Etica e consapevolezza prima di tutto

Non è semplice fare a meno della spesa settimanale al supermercato.
I ritmi di vita inducono il consumatore a non curarsi della propria alimentazione.
Il tempo è denaro: la scelta più conveniente è dedicare un pomeriggio o una giornata agli acquisti.
Si parcheggia una volta sola e non se ne parla più: sotto lo stesso tetto è possibile trovare tutti i prodotti alimentari e per l’economia domestica.
Non c’è tempo per farsi domande sulla provenienza e sul sistema di trasformazione di un prodotto: leggiamo a malapena la data di scadenza, un flash veloce sulla composizione e gli ingredienti, e il calcolo indispensabile del prezzo che siamo disposti a sostenere.
Il carrello si riempie, coda alla cassa e borse in plastica stracolme di provviste da stoccare nel frigorifero.
Eppure, ogni giorno, sempre più persone si fanno domande e abbracciano soluzioni di acquisto e consumo alternative alla grande distribuzione: perché scegliere prodotti anonimi dagli scaffali di un supermercato?
Chi e come ha lavorato realmente alla trasformazione delle materie prime?
Perché la capacità contrattuale del consumatore è limitata all’acquisto dei prodotti in offerta?
Una risposta concreta ed efficace è il Gruppo d’acquisto solidale o collettivo.
Dal 1994 in Italia gruppi di persone si uniscono, organizzandosi in maniera spontanea e informale, o appoggiandosi ad associazioni e cooperative, per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune: pasta, passata di pomodoro, frutta e verdura di stagione, sale, farina, pannolini, carne, detersivi.
Le famiglie si riuniscono per risparmiare, tutelare la propria salute, intraprendere scelte di consumo critiche.
La motivazione che spinge a creare un gruppo d’acquisto è il più delle volte economica: acquistare direttamente dai produttori anziché nei supermercati significa risparmiare sui prezzi delle merci.
Altre volte la scelta è dettata da ragioni profonde, come scegliere prodotti ottenuti nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente, incidere con il proprio potere d’acquisto sulle leggi e le ingiustizie del commercio internazionale.
Si parla in questo caso di Gruppi d’Acquisto Solidali, GAS o gasisti: solidarietà tra i membri del gruppo, ma anche con i piccoli produttori locali, scelta di produttori rispettosi delle condizioni di lavoro e dell’ambiente.
Da un minimo di 4 a un massimo di 60 nuclei familiari, tra cui anche singoli, si incontrano in un GAS, dove appunto la solidarietà è criterio guida nelle scelte di consumo.
Ogni GAS nasce da un contesto e una motivazione particolare, ma alla base di questa esperienza c’è una critica profonda verso l’attuale società dei consumi e l’economia globale.
Dopo la costituzione del gruppo, i partecipanti si incontrano periodicamente e definiscono i criteri da utilizzare nella scelta di prodotti e produttori.
I GAS privilegiano i prodotti locali: questo risponde alla necessità di ridurre l’inquinamento, il consumo di energia e il traffico per il trasporto della merce; riduce la dipendenza del consumatore dai prodotti delle grandi aziende multinazionali, che, nella maggior parte dei casi, sfruttano il lavoro e le materie prime nei paesi del sud del Mondo per poi rivendere il prodotto finito alla distribuzione e dunque al consumatore del nord.
I piccoli produttori, che ancora oggi resistono alla concorrenza dell’agricoltura industriale e dell’allevamento intensivo, lavorano a elevata intensità di manodopera: la produzione è proporzionale alle ore di lavoro impiegate.
Le grandi aziende producono invece grazie all’elevata intensità di capitale: finanziamenti di investitori e azionisti supportano l’attività produttiva.
La scelta dei piccoli produttori è uno strumento importante per pagare direttamente chi lavora quotidianamente la terra, alleva animali su piccola scala e ne trasforma i prodotti.
In questo modo il GAS fornisce una possibilità concreta a molti piccoli produttori, che si trovano esclusi dai canali della distribuzione organizzata, che privilegia le grandi aziende e la garanzia di un elevato volume di produzione.
Una volta individuati e proposti i produttori più vicini, il gruppo d’acquisto li contatta e li conosce.
Nasce un rapporto di fiducia e la possibilità di conoscere i metodi di produzione: agricoltura biologica, lotta integrata, o semplicemente piccole produzioni familiari rispettose dell’ambiente.
Acquistando in gruppo e conoscendo direttamente il produttore è inoltre possibile influenzarne in modo più diretto il comportamento, sia per il tipo di prodotti sia in generale per le scelte di conduzione della attività.
È anche possibile richiedere confezioni grandi da dividere tra i componenti del gruppo, diminuendo così gli imballaggi.
Nella pratica dell’acquisto collettivo il produttore si vede assicurata una certa quantità di ordini ed è quindi disposto a fare degli sconti, anche perché si salta il livello della distribuzione e si può quindi risparmiare su uno degli intermediari.
In questo modo prodotti come quelli biologici possono avere un prezzo accessibile a tutti.
Nel paniere del GAS non mancano i prodotti del commercio equo e solidale, solitamente quelli provenienti dall’estero: caffè, zucchero di canna, cacao sono acquistati nella piccola bottega di quartiere.
La lista dei prodotti da acquistare è decisa dai partecipanti al gruppo di comune accordo, utilizzano internet e le e-mail per comunicare, e così inizia un acquisto collettivo!
In Italia ci sono attualmente circa 200 gruppi di acquisto solidale registrati, insieme a molti altri informali.
Se prendiamo come esempio l’esperienza dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidali), notiamo come la sua crescita negli ultimi anni è esponenziale, con un tasso di crescita del 40% annuo.
I comportamenti di consumo critico si stanno diffondendo come abitudine tra strati estesi della popolazione, oltre la nicchia delle persone “impegnate”.
Testo tratto da Schiavi del Supermercato (pp. 75-77), di Saverio Pipitone, Arianna Editrice